martedì 20 dicembre 2011
Facebook: Mark Zuckerberg e le regole sulla privacy
Un anno fa bastò una piccola modifica per sollevare un putiferio in rete: utenti sul piede di guerra e varie minacce di intraprese legali. Tanto che Mark Zuckerberg fu costretto a fare mea culpa nel giro di pochi giorni, promettendo che in futuro qualsiasi modifica sarebbe stata comunicata in maniera trasparente, dando agli utenti la possibilità di dire la propria prima dell'entrata in vigore.
E' passato più di un anno e Facebook ora ci riprova di nuovo a cambiare il "patto legale" che regola il trattamento dei dati personali degli iscritti. Con un post pubblicato sul blog ufficiale, sono state annunciate nuove modifiche. C'è tempo fino al 3 aprile per leggere le proposte e discuterle in questa sezione del sito. Poi Facebook potrà decidere di adottarle, tenendo conto dei suggerimenti arrivati.
Naturalmente non è facile muoversi nel "legalese" dei documenti pubblicati. Accanto a modifiche formali, ci sono anche cambiamenti più sostanziali che potranno avere un impatto rilevante sulla condivisione delle informazioni personali, l'utilizzo che possono farne le applicazioni terze e il nuovo servizio di localizzazione degli utenti.
Molti cambiamenti sono stati inseriti in vista del lancio di nuove funzionalità che saranno annunciate alla conferenza F8 in programma per il 21 aprile. Tra queste ci dovrebbe essere anche la localizzazione automatica degli utenti attraverso il dispositivo da cui si accede (computer o cellulare).
Ma vediamo più da vicino quali sono le novità più importanti presenti nella nuova bozza della "Normativa sulla Privacy" e della "Dichiarazione di Diritti e Responsabilità" di Facebook.
1) Non si potrà creare più di un account. Una volta rimosso un profilo, bisognerà chiedere l'autorizzazione per poterne attivare uno nuovo. In questo modo Facebook vuole evitare il proliferare di finti account, soprattutto nel caso dei giochi online o di adesione a gruppi politici.
2) Non si potrà "taggare" o inviare mail ad un utente senza il consenso preventivo. Si vuole evitare, in questo modo, la pratica del tagging su foto e documenti che possono rivelare informazioni personali di un utente a sua insaputa. Facebook prova così anche a rispondere alle recenti obiezioni arrivate dall'Unione Europea che intende aprire un'istruttoria sulla privacy contro Facebook e Google +1.
3) Le agenzie pubblicitarie potranno accedere ai dati personali degli utenti, ma non potranno più trasferirli all'esterno. Si cerca così di frenare il "business dei dati personali" che stava prendendo piede tra le compagnie più spregiudicate.
4) Le applicazioni terze potranno accedere a un maggior numero di informazioni (i nomi degli amici, il genere sessuale, le foto del profilo, la località in cui si vive o da cui ci si connette con il computer). Queste informazioni tenderanno a diventare sempre più pubbliche. Il che deve essere letto nell'ottica di "twitterizzazione" di Facebook: diventare un social network sempre più aperto e meno privato.
Per il momento, le reazioni degli utenti non sembrano molte preoccupate. Nella versione italiana dei documenti si trovano molti "like" e commenti frettolosi di assenso ("Ok, va bene"). Solo qualche utente sottolinea che: "Non ci penso proprio a leggere tutto. Anche se utile, non ho tempo ne voglia. E così credo molti altri utenti. E questo è un dato di fatto di ciu tenerne conto, se volete realmente un feedback. Dovreste evidenziare solo le modifiche rispetto allo statuto attuale. Allora potrei leggerlo. E con me molti altri utenti". C'è poi chi contesta le nuove funzionalità di localizzazione automatica: "Non capisco perchè sia necessario raccogliere informazioni sul dispositivo usato per l'accesso e sul browser, ma soprattutto perchè raccogliere informazioni sulle pagine visualizzate". E qualcuno storce il naso anche per la condivisione pubblica dei dati: "Non sono d'accordo, voi caricate i nostri dati, poi in qualunque momento li potete dare a chiunque".
In generale comunque sono davvero pochi gli utenti che stanno intervenendo: siamo nell'ordine delle migliaia, davvero una piccolissima minoranza di quegli oltre 400 milioni di utenti attivi che continuano a condividere risorse online, ignari di ogni diritto o rischio.
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domenica 18 dicembre 2011
Social Commerce, Google +1, Facebook Like e Twitter Tweet
Google ha lanciato un nuovo servizio in Italia: sulla scia del “Mi piace” di Facebook ha introdotto il “+1 button”.
Il social commerce è ormai una realtà, non dico consolidata, ma che sta comunque prendendo piede molto velocemente.
I blog e i grandi portali di informazione lo sanno bene e già permettono ai propri utenti di condividere velocemente e con un semplice click i propri contenuti.
Nel commercio elettronico questa diffusione non si è ancora registrata sebbene anche i big dell’e-commerce si siano accorti dell’importanza di una buona strategia di social media marketing.
Il problema maggiore è dato dalla scarsa consapevolezza che i commercianti hanno delle potenzialità che la nuova rete mette a disposizione.
Chi il web lo costruisce, però, non può permettersi di ignorare le innovazioni e i repentini cambi di prospettiva, non può permettersi di ignorare la concorrenza, non può permettersi di ignorare quelle che sono le inclinazioni naturali dei navigatori.
Google ci aveva già provato più di una volta: nel Google Reader è possibile dire quali elementi piacciono di più e con Buzz aveva provato a creare un social network. Sono questi solo gli esempi più importanti.
Con l’annuncio della nuova funzionalità +1 Button, Google decisamente ha stravolge le regole del gioco. Il pulsante permetterà, infatti, agli utenti di votare i contenuti proposti dal motore di ricerca semplicemente dando ad essi un punto.
Probabilmente Google ha compreso che gli errori che nel passato il suo motore di ricerca ha commesso sono dovuti alla freddezza propria di un semplice calcolo matematico.
Mi viene in mente il caso di quel commerciante americano che truffava online i propri clienti: le critiche e le lamentele su Internet si moltiplicavano e di pari passo saliva la posizione del suo e-commerce nelle serp. L’algoritmo di Google era stato decisamente crackato!
Forse Google vuole rendere un po’ più umano il proprio motore creando un social graph che sia in grado di fondere i semplici calcoli con i sentimenti delle persone: d’altra parte è a loro che il motore di ricerca si rivolge.
Come l’introduzione di questa nuova funzione influirà sul posizionamento, comunque, non è ancora dato sapere. Solo il tempo e lo studio dei SEO potranno dirci quali nuove strategie si dovrà elaborare.
Certo è che già ora Google considera nei propri calcoli la diffusione che i contenuti hanno sui social network come Twitter e Facebook per decidere l’ordine di posizionamento.
Sarebbe opportuno che chi vende on-line inizi ad organizzarsi. Di certo è ormai imprescindibile inserire nelle schede dei propri prodotti il pulsante “Mi piace” di facebook, il “Tweet button” di Twitter e volendo anche il “Buzz Button” di Google Buzz.
Ci hanno dato gli strumenti per creare il web sociale. Credo sia giunta l’ora di usare questi strumenti per creare il commercio sociale.
Quello sotto è il video introduttivo della nuova funzione +1 button introdotta da Google.
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sabato 17 dicembre 2011
Natale: gli acquirenti online sono quasi 5 milioni
Meno regali sotto l’albero ma un internauta su 5 li comprerà online. Per un milione e mezzo di italiani potrebbe addirittura essere l’unico ed esclusivo canale di acquisto. I biglietti di viaggio trainano gli ultimi 3 mesi anche se per Natale potrebbe vincere la filosofia del “buono”.
LA RICERCA SUI DONI ON THE WEB - Da una ricerca condotta da Human Highway in collaborazione con Netcomm – Consorzio del Commercio Elettronico Italiano sono queste le previsioni di acquisto online degli italiani per le prossime festività. Più veloci e pratici, economici e meno stressanti, i doni “on the web” sono sempre molto graditi. Chi compra online sa bene cosa cerca.
BABBO NATALE VIAGGIA SU INTERNET - Complice un periodo poco favorevole per le tasche degli italiani, quest’anno il sacco di Babbo Natale risulterà un po’ più leggero. Effetto che non arriva di certo inaspettato e che coinvolge tutti i canali di vendita. Tuttavia la comodità, la velocità e il risparmio garantiti dal commercio elettronico fanno sì che, nonostante tutto, per queste festività il ricorso a Internet come canale di acquisto per i regali di Natale venga scelto con tutta probabilità dal 37% degli acquirenti online, ovvero quasi 5 milioni di individui, 1 utente internet su 5. “Per avere un’idea del mercato di riferimento basti pensare che in Italia gli utenti internet attivi tra i 18 e i 64 anni si aggirano intorno ai 26 milioni –dichiara Giacomo Fusina, CEO di Human-Highway - Di questi, il 50,9% - 13,1 milioni di individui - ha fatto un acquisto online almeno 1 volta nella vita, il 34,2% - 8,8 Milioni di individui – ne ha fatto almeno uno negli ultimi 3 mesi mentre gli acquirenti detti “abituali” si attestano intorno al 20,2% con 5,2 Milioni”.
L'ACQUIRENTE ONLINE - Secondo i dati della ricerca, l’acquirente online dimostra di essere inoltre un tipo particolarmente sicuro delle proprie scelte. Oltre il 70% di chi ha comprato negli ultimi 3 mesi sapeva già che il suo ultimo acquisto si sarebbe concluso su internet - nel 49,1% dei casi avendo ben chiari addirittura prodotto e marca e nel 13,6% con un orientamento chiaro su un panel di prodotti abbastanza simili – mentre meno del 10% preferiva il web ma non escludeva il canale tradizionale. Più del 9% preferiva il canale tradizionale senza escludere l’online e solo poco più del 2.4% era convinto di comprare offline. A una metà di acquirenti convinti sia sul lato canale che sul lato prodotto si aggiungono quindi un 20,3% di orientati verso canale e prodotto, un 10% di orientati sul canale ma non sul prodotto, un 9,2% di indecisi sul canale ma non sul prodotto, un 6,3% di “shopping victims” (che hanno acquistato un prodotto senza averlo cercato) e un 2,3% di indecisi sia sul canale che sul prodotto.
COSA SI COMPRA - Dall’analisi effettuata sugli acquisti degli ultimi 3 mesi, i biglietti di viaggio risultano ancora i più gettonati (16,8%). Seguono capi di abbigliamento (12,4%), libri (9,2%), computer o periferiche (9,1%) e ricariche telefoniche (7,6%). Dal 6% in giù per soggiorni vacanze, accessori, cosmetici, telefonini, musica e dvd, software/Apps, biglietti per cinema/teatro/eventi. Fanalino di coda, infine, Stampe&Foto e Giocattoli (1.7%).
L'E-COMMERCE E' LA NUOVA VETRINA - Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, Consorzio del Commercio Elettronico: “In un contesto di crisi globale l’eCommerce non è più un’opportunità ma diventa un obbligo per le imprese italiane che vogliano seriamente competere sui mercati internazionali.- La multicanalità non è più vista dalle imprese come un semplice mezzo per vendere di più mettendo in concorrenza i diversi canali ma come un sistema unitario utile per gestire al meglio la relazione con il cliente, mettendo a sua disposizione il maggior numero possibile di opzioni per accompagnarlo nel suo processo di acquisto, dalla ricerca dell'informazione fino al servizio postvendita”. “In Italia ci sono tantissimi acquirenti che controllano online la disponibilità di un articolo nei negozi fisici della propria città, prima di comprarlo. – aggiunge Roberto Liscia - Ecco, i commercianti si renderanno presto conto che fare proprio il commercio elettronico nei punti vendita non farà altro che incrementarne i fatturati. I clienti avranno pari opportunità di scelta sul web e poi potranno decidere in base alla convenienza e alla fiducia che ripongono nel marchio o nella persona”.
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LoVendoPerTe Alessandria. eCommerce Marketing and eBay Sales Consultant
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mercoledì 14 dicembre 2011
Ecommerce: alcune regole fondamentali per non sbagliare
Lavorando nel mondo dell’ecommerce, capita spesso di ricevere domande dai proprietari di siti ecommerce su come gestire un business online di successo. Molte domande sono piuttosto ricorrenti ed è incredibile come molti imprenditori compiano sempre gli stessi errori.
In realtà, la lista di questi errori può essere molto lunga. Ci sono molti fattori che determinano il successo o il fallimento di un negozio online. Dopo tutto, gestire un negozio di ecommerce non è così semplice come alcuni vogliono far credere.
Ecco quelli che considero essere i peggiori 14 errori del mondo dell’ecommerce:
1. Credere che aumentando il traffico aumenteranno le vendite. Se il tuo sito non è impostato nel giusto modo (che significa capire il target, identificare il profilo del cliente ideale…), non importa quanto traffico arriva sul sito: le vendite non aumenteranno.
Oltre tutto, se il target è sbagliato, anche se il sito è pronto a fare conversioni, le vendite non aumenteranno. “Più” non è sempre meglio.
2. Scarsa correlazione tra il Design del sito e il target di riferimento.
3. Non fare abbastanza Marketing o non farlo bene. Non è possibile generare vendite se nessuno conosce l’esistenza del sito. Il marketing è una materia difficile ma deve essere fatta correttamente per ottenere il massimo beneficio.
Molti imprenditori mi dicono che sono sul mercato da “x” mesi e ancora non hanno venduto nulla. Cosa c’è che non va? Ci potrebbero essere dozzine di cose non considerate, ma è assurdo sentirsi rispondere “No” quando si chiede “Stai facendo qualche attività di marketing?” A volte bisogna spendere dei soldi per fare soldi.
Se non hai intenzione di spendere soldi per pubblicizzare il sito, le possibilità di successo si riducono e non ci si può aspettare di vendere per magia.
4. Non testare il sito per scoprire quello che funziona. Effettuare test in continuazione è un fattore vitale per far crescere il tasso di conversione. Un’altra domanda che mi viene fatta è: “come fanno questi altri store ad avere tassi di conversioni così elevati?”
I fattori possono essere tanti. Uno dei fattori più comuni consiste nell’effettuare test in continuazione.
5. Non ottimizzzare le pagine dei prodotti per aumentare le conversioni. Le pagine del prodotto devono avere un singolo obiettivo con dei sotto-obiettivi che supportano l’obiettivo principale.
6. Scarsa usabilità del sito. Per usabilità si intende un sito sito che renda semplice l’interazione tra visitatore e sito. La regola è realizzare un sito con un percorso semplice, snello e ininterrotto che conduca il visitatore all’acquisto.
7. Mancanza di un piano marketing comprensibile. Questo è uno dei motivi principali che decretano il fallimento di molti ecommerce prima che partano. Senza un piano marketing sei come una nave in mare aperto senza una bussala.
Con gli strumenti giusti non ci vuole molto tempo ad impostare un piano di marketing completo. Il piano marketing è la guida che muove il tuo business. E’ fondamentale per sopravvivere e per fare successo.
8. Troppi ostacoli prima dell’acquisto. In realtà questo errore ricade in quello dell’usabilità
9. Servizio Clienti Scarso. Sei in grado di rispondere alle domande dei clienti prima che te le pongano? Conoscere quello che si aspettano i clienti e in quale momento migliorerà il tuo servizio clienti.
10. Preparare una cattiva base per il successo. Una buona pianificazione è il primo passo verso il successo del proprio ecommerce. Una pessima base conduce a pessimi risultati. Solide fondamenta garantiscono ottimi risultati.
11. Pessimo completamento degli ordini. Uno dei modi più veloci per perdere i clienti attuali è completare e spedire gli ordini in maniera grossolana.
12. Procedura di Checkout approssimativa. Non pensare che fornire un checkout ti farà vendere. Senza gl elementi giusti scoprirai che l’unica cosa che aumenta il tasso di abbandono è proprio il tuo carrello.
13. Non riuscire a concentrarsi e specializzarzi. Non si può essere tutto per tutti. Questa strategia non porta da nessuna parte.
14. Non riuscire a rassicurare il cliente al momento giusto e nel posto giusto. Qualche piccola modifica al tuo sito può fare la differenza.
Ricorda: questa è solo la punta dell’iceberg di una lunga lista di errori che allontanano gli ecommerce store dal successo.
lunedì 12 dicembre 2011
eBay App per Smartphone e Tablet Android
Novità per il popolare sito di aste online, il colosso eBay ha rilasciato un importante aggiornamento per la sua applicazione ufficiale su piattaforma Android. L’app, disponibile gratuitamente presso il Market, introduce un’inedita funzione per la vendita dei propri oggetti anche in mobilità.
Infatti, la piattaforma Android diventa la prima a supportare i venditori nella loro attività lavorativa o non per la vendita degli oggetti: dalla creazione alla pubblicazione delle aste.
Ovviamente è possibile pubblicare fino ad 8 fotografie e, per inserire comodamente le informazioni, ove è possibile si può sfruttare il lettore di codici a barre o QR integrato per reperire schede tecniche e quant’altro dalla rete.
Possibilità di programmare l’inizio dell’asta e tante altre possibilità per un applicazione leader nel mobile e-commerce.
Good Shopping!
Il QR Code Marketing Mobile
Un Codice QR (in inglese QR Code)è un codice a barre bidimensionale (o codice 2D), ossia a matrice, composto da moduli neri disposti all'interno di uno schema di forma quadrata.
Viene impiegato per memorizzare informazioni generalmente destinate ad essere lette tramite un telefono cellulare o uno smartphone. In un solo crittogramma sono contenuti 7.089 caratteri numerici o 4.296 alfanumerici.
In Europa e negli Stati Uniti la diffusione dei codici QR è stata lenta, ma dalla fine degli anni 2000, favorita anche dallo sviluppo del mercato degli smartphone, la tecnologia ha acquistato maggiore notorietà, anche in Italia.
Accanto alla definizione QR Code prende piede una definizione più esplicita: mobtag. Sono infatti molte le applicazioni gratuite di lettura dei QR distribuite sia dall'Android Market, che da App Store o da altri siti web. Inoltre diversi siti, tra cui l'open source ZXing Project, offrono l'opportunità di generare i codici gratuitamente.
Il Codice QR non è quindi l'ultima scoperta per quel che riguarda il marketing mobile. L’aumento dei cellulari di ultima generazione e degli smartphone ha permesso di diffondere, anche nel nostro paese, l’utilizzo del QR (=Quick Response, ovvero Risposta veloce).
Viene impiegato per memorizzare informazioni generalmente destinate ad essere lette tramite un telefono cellulare o uno smartphone. In un solo crittogramma sono contenuti 7.089 caratteri numerici o 4.296 alfanumerici.
In Europa e negli Stati Uniti la diffusione dei codici QR è stata lenta, ma dalla fine degli anni 2000, favorita anche dallo sviluppo del mercato degli smartphone, la tecnologia ha acquistato maggiore notorietà, anche in Italia.
Accanto alla definizione QR Code prende piede una definizione più esplicita: mobtag. Sono infatti molte le applicazioni gratuite di lettura dei QR distribuite sia dall'Android Market, che da App Store o da altri siti web. Inoltre diversi siti, tra cui l'open source ZXing Project, offrono l'opportunità di generare i codici gratuitamente.
Il Codice QR non è quindi l'ultima scoperta per quel che riguarda il marketing mobile. L’aumento dei cellulari di ultima generazione e degli smartphone ha permesso di diffondere, anche nel nostro paese, l’utilizzo del QR (=Quick Response, ovvero Risposta veloce).
Il video che sintetizza bene l’origine e lo sviluppo del codice QR.
I recenti sviluppi nell’ambito delle ricerche di mercato:
Lovendoperte Alessandria vi augura un Buon Business.
domenica 11 dicembre 2011
Amazon ti da 5 dollari se usi la sua app
Non è uno scherzo. Tutto quello che dovete fare è entrare in un negozio, tirate fuori il vostro smartphone e utilizzare l' Amazon Price Check App per raccogliere dati sui prezzi degli oggetti in negozio. In cambio, l'azienda vi offrirà uno sconto del cinque per cento (o fino a $ 5) su elettronica, giocattoli, musica, e altri prodotti, anche se potrete utilizzarlo solo per un massimo di tre volte. La campagna rappresenta l'ultimo tentativo di Amazon a insinuarsi nel settore della tecnologia di scansione per i codici a barre, e sembra un modo abbastanza intelligente per rafforzare la propria presenza con il mobile.
Groupon: sconti e offerte, il futuro a rischio
Cresce il mercato dei Daily Deals, le offerte giorno, entrano in campo nuovi competitori, si discute sulle prospettive dei grandi siti di offerte come Groupon, e si scopre che il modello potrebbe essere a rischio di rottura se i commercianti vendono e non guadagnano.
Il modello non può durare se guadagnano i consumatori, guadagnano i siti che gestiscono le offerte ed i commercianti sono in perdita. Questo modello di business cresce e si sviluppa se le entrate del sito sono collegate al profitto dei partner commerciali.
Questi concetti sono bene espressi nel post Daily Deals Will Die if They Keep Bleeding Merchants Dry, pubblicato da e-Commerce Times che è la base di questo articolo.
Marketing territoriale, negozi offline e promozioni online.
Le offerte e gli sconti sono sempre esistiti, la novità sta nel fatto che Groupon ed i siti simili amplificano l’esperienza dello sconto portandolo ad un pubblico molto più vasto e connesso. Negozi, ristoranti, centri benessere, hotel hanno scoperto un modo diverso di promuovere l’attività, salvo poi chiedersi se i risultati ottenuti siano congruenti con i loro obiettivi a lungo termine. Inoltre il marketing territoriale, la miscela tra offline ed online, non può essere basata solo sul prezzo ridottissimo.Dove sono i problemi.
Se la tua azienda vuole realizzare un profitto nel corso di una promozione ha queste due possibilità:- Il netto che rimane al commerciante, scontato il prodotto e pagate le commissioni al sito di vendita, non è sotto il costo del prodotto. E qui è responsabilità del commerciante quando costruisce la sua offerta.
- I clienti che acquistano ad un prezzo molto scontato, tornano per comperare un altro bene o servizio, pagandolo a prezzo pieno.
Su questo specifico punto va detto che i dati sono molto discordanti.
- e-Commerce Times cita uno studio del professor Utpal M. Dholakia della Rice University.
Secondo questo studio solo l’8 per cento dei possessori di coupon arriva al commerciante per la prima volta attraverso la promozione, e solo il 20 per cento di questa frazione diventa cliente abituale. Se poi si tiene presente il fatto che i siti di offerte vengono pagati in base ai coupon venduti, il basso numero delle conversioni da cliente occasionale a cliente fedele è un bel problema se si punta su questo specifico aspetto. - Social Commerce Today, invece, afferma che il 60% dei clienti dei deals comperano le offerte da aziende che già conosce e frequenta, il 61% degli acquirenti non usa proprio il deal e lo lascia scadere, e ben l’82% dei clienti è tornato almeno una volta nel negozio dove ha trovato l’offerta.
E’ evidente che questi dati danno adito a diverse supposizioni.
Alcune possibili soluzioni.
I commercianti devono beneficiare delle offerte e produrre risultati positivi, se si vuole che questo modello di business rimanga attivo. I buoni affari devono farli tutti i protagonisti dell’offerta, clienti, siti, commercianti.Se l’offerta rimane concentrata solo sul prezzo e se non c’è utile per il commerciante, a lungo andare è un danno per consumatori e siti di vendita.
Spostare gli obiettivi sulla soddisfazione del consumatore ed il successo del commerciante, permette ai consumatori di trovare offerte soddisfacenti per prezzo e varietà.
Con tutta probabilità, l’integrazione tra negozi ed offerte online deve andare al di là della sola gestione dell’offerta scontata. I commercianti dovrebbero imparare a trattare un maggior numero di dati. I voucher venduti, gli acquisti fatti in negozio da un possessore di voucher, la ripetizione di un acquisto controllata dalla tracciatura dei pagamenti con carta credito. Tutti dati importanti per calcolare utili o perdite intorno alla promozione e per capire se queste offerte aggiungono valore al business.
Fino ad oggi si è compiuto solo un passo nella giusta direzione per il marketing territoriale: raggiungere i clienti là dove sono e dove passano buona parte del tempo. Lo spazio per migliorare è ancora molto grande, sia per i commercianti che per i siti di offerte online.
eBay: domanda ed offerta del mercato
Impiantare un’attività di vendita, un ecommerce di successo su eBay, non è facile come sembra a prima vista. Se il tuo obiettivo è vendere le quattro cose che non usi più, se sei un privato che vuole vendere a privati per tirar qualche soldo extra e pagarti il nuovo telefono, non hai bisogno di alcun consiglio. Metti in vendita quello che hai, prendi quello che prendi, perché va bene tutto.
Ma se stai pensando di creare una nuova attività, se questa attività deve produrre un reddito, creare occupazione, stai bene attento a quello che fai, a quello che compri e a come lo vendi.
Primo obiettivo: non si deve lavorare in perdita.
E’ vero che quasi ogni cosa si vende su eBay, ma è anche vero che quasi ogni cosa si vende al di sotto del prezzo del dettaglio corrente. Questo succede per la natura di mercato ideale che ha eBay: ideale nel senso che domanda ed offerta si confrontano senza intermediazione alcuna. Ogni consumatore può contattare tutti i venditori di un singolo prodotto senza alcuna barriera per verificare il prezzo. La distanza tra i venditori è solo UN CLIC uno dall’altro.Per i prodotti che non sono né rari né fuori produzione questo ha l’effetto di trascinare il prezzo di vendita verso il basso. Allo stesso tempo, la velocità con cui i prodotti possono entrare ed uscire da eBay, porta al fatto che il mercato varia improvvisamente non appena si sposta la domanda del consumatore. E se questa domanda è guidata dal gusto e dalla moda, non vorrei trovarmi nei panni di un venditore con un grande stock di merci in magazzino.
E’ quindi fondamentale capire come si comporta la domanda per i diversi tipi di oggetti in vendita su eBay per prendere delle decisioni di business prima di acquistare merci per la propria attività.I principali tipi di merce in vendita su eBay.
Possiamo distinguere quattro grandi tipi di merci, a fondamento delle imprese che lavorano su eBay:
- Prodotti che hanno un ciclo di vita breve e limitato.
- Merci generali
- Articoli stagionali
- Prodotti da collezione o da investimento.
1 – Prodotti con un ciclo di vita breve o limitato.
Ad esempio telefonia cellulare, tablets, alcuni tipi di abbigliamento, articoli di merchandising legati a film, show, artisti, ecc.Come funziona la domanda.
- La domanda assoluta è bassa nelle prime fasi di vita del prodotto, ma a causa di un rifornimento difficile, poco prima e al momento del lancio del prodotto, anche una domanda limitata agli early adopters può trainare i prezzi verso l’alto.
- In seguito la domanda aumenta, ed anche l’offerta cresce molto rapidamente non appena il mercato scopre che questa è una finestra di opportunità. Ma a questo punto il prezzo è gradualmente tirato verso il basso.
- A fine ciclo di vita del prodotto la domanda cade proprio quando il prodotto raggiunge il massimo dell’offerta e questo provoca una discesa repentina dei prezzi. Repentina nell’ordine di uno o due settimane o pochi giorni, non certo mesi…
Evitare le insidie e capire il mercato.
Questi sono beni che vivono in un mondo fatto di cicli. La nuova consolle di giochi ha un ciclo che dura fino al prossimo aggiornamento, oppure fino alla novità presentata dalla concorrenza. Il capo di moda, le scarpe di marca vivono lo stesso ciclo: intenso e breve. La chiave per vendere in questo mercato è il tempo. In un negozio tradizionale esiste lo stesso problema, ma online è amplificato perché il mercato non è il mercato che si trova in una isocrona di 30 minuti di viaggio, ma a distanza di un solo clic. E quando si decide di svalorizzare il prodotto non hai un vantaggio competitivo con la concorrenza, perché l’abbassamento di prezzo è repentino ed identico in tutto il mondo.Sei in grado di competere in questo particolare settore? Se hai dei dubbi: non farlo!
Vendere all’inizio del ciclo.
All’inizio del ciclo potresti pagare al fornitore un singolo pezzo del prodotto anche più caro, perché la richiesta degli early adopters crea una finestra di opportunità che, prima che sia disponibile per la massa, ti permette di avere un’ alta marginalità. Purtroppo questo momento magico dura pochissimo tempo…Vendere nel ciclo.
Se non hai la possibilità di rifornirti della merce giusta prima del lancio del prodotto, devi competere con tuttigli altri venditori dentro il ciclo. In questo caso operi come in un tradizionale negozio, se riesci a spuntare buoni prezzi, sconti sul volume e buoni pagamento. Antenne sempre ben deste: non farti travolgere dalla smania dell’acquisto e cerca di non rimanere con la coda sotto la porta: avere il magazzino pieno quando è il momento della liquidazione.Vendere alla fine del ciclo.
Qui si vendono le doti del miglior commerciante. La fine del ciclo è il momento più difficile, più rischioso in cui serve tempistica e temperamento. Il tuo obiettivo può essere quello di anticipare gli avvenimenti ed essere in grado di acquistare ad un prezzo eccezionale. Devi avere il sangue freddo necessario: capisci veramente quello che succede sul mercato? In questo caso potresti davvero acquistare a prezzo di liquidazione e vendere vicino al prezzo del dettaglio. E’ come comprare azioni al ribasso e allo scoperto. In questa parte del ciclo la domanda non cresce, non è ancora cominciata la discesa, ma quando partirà la tua offerta di liquidazione, cadrà inesorabilmente. Se hai comprato troppo tardi, a prezzo troppo alto, o troppi pezzi, rischi la perdita secca perché al lancio del nuovo prodotto (o al cambio di stagione se si tratta di moda) queste azioni di vendita perdono tutto il loro valore ed interesse.2 – Merci generali.
Ad esempio pile e batterie consumabili, tutti i consumabili da ufficio, ferramenta, ecc.Come funziona la domanda.
- Anche qui il prodotto vive dei cicli, ma sono molto più lunghi. La domanda e la caduta della domanda non sono mai rapidi, qui ragioniamo in termini di molti mesi ed anche anni.
- Più concorrenti ci sono più difficile è vendere il prodotto.
- I prodotti usati e ricondizionati sono una componente importante di questo settore. Con più cicli possibili per singolo prodotto, il consumatore cerca il prezzo.
Evitare le insidie e capire il mercato.
Di tutti i tipi di prodotto che si possono vendere su eBay questo è il settore che più si comporta come un settore tradizionale. Qui conta il servizio al cliente, il duro lavoro, le pratiche commerciali tradizionali.
Qui si possono raccontare molte storie di successo, ma non dimenticare che per ogni storia di successo ce ne sono decine finite male. La ricchezza istantanea è più un miraggio che una realtà.
Se sei un buon imprenditore, se ti comporti onestamente con i clienti e soprattutto se sei paziente, potrai crescere e prosperare: passo passo e lentamente.
Stai lontano dalla fretta. E’ importante ripeterlo: non avere fretta.
Succede spesso che un venditore che ha trovato una nicchia profittevole è attratto dalla apparente natura senza limiti e vincoli dello spazio di vendita. Il venditore innesca quindi troppe azioni e trascina il prezzo verso il basso.Ad esempio un venditore che vende bene con 50 inserzioni al mese, irragionevolmente pensa che con 2000 farà meglio. Non si accorge che fa concorrenza a se stesso e lavora per abbassare il prezzo ed il suo margine.
Diversificare.
Devi sapere che un concorrente può sorgere in ogni momento e nessun venditore su eBay ha modo di accaparrarsi un solido terreno ed una nicchia precisa di mercato. Se vendi bene un qualsiasi prodotto, il tuo successo sarà la molla per il tentativo di qualcun altro. Devi rimanere agile, attento e flessibile.3 – Articoli stagionali.
Decorazioni natalizie, prodotti di ricorrenza, prodotti per il tempo libero, ecc.Come funziona la domanda.
- Sia la domanda che l’offerta di questi prodotti raggiungono il picco prima della stagione in questione. E’ evidente che, considerando i tempi di consegna, il top delle vendite di Natale si raggiunge prima del tradizionale negozio.
- La domanda quindi tende a declinare in anticipo quando la stagione è in pieno ed i prezzi di vendita tendono a scendere gradualmente.
- Le liquidazioni che si fanno nei periodi immediatamente successivi alla stagione, raramente trovano un gran interesse. E’ difficile che il consumatore pensi ad un buon affare in vista del ritorno della stagione.
Evitare le insidie e capire il mercato.
Sapere che i bikini si vendono poco ad ottobre è abbastanza ovvio. Qui bisogna fare attenzioni ai cicli di rifornimento, alle condizioni di vendita e di consegna dei produttori, comperando in anticipo le merci che mantengono valore attraverso cicli annuali, sapendo anche che il momento migliore per comprare è opposto al ciclo, quando i prezzi dei fornitori sono a livello di liquidazione.
Tempistiche delle merci stagionali.
Anche qui esiste una curva della domanda, ma non c’è nessun beneficio per gli early adopters.
Se il valore del tuo catalogo è la qualità del prodotto, il momento migliore per colpire il mercato è appena prima che la sovrabbondanza di merci faccia cadere il mercato.
Se il valore del tuo catalogo è il prezzo, il momento migliore per colpire il mercato è durante il boom della stagione.
Anche in questa situazione occorre saperci fare e non improvvisarsi venditori.
4 – Prodotti da collezione o da investimento.
Libri antichi, mobili da collezione, orologi commemorativi ed orologi in genere, gioiellerie, raccolte, figurine, fumetti, ecc.Come funziona la domanda.
- La domanda in questo settore dipende da due cose: l’offerta limitata e la valutazione degli esperti che è molto aleatoria e ricca di sfumature.
- Attenzione ai fenomeni improvvisi e non valutabili: un concorrente che lascia e svende tutto, l’arrivo inaspettato di un nuova collezione. Questi eventi fanno abbassare temporaneamente alcuni valori.
- La domanda funziona anche in base ad altri due importanti elementi. Il primo è la scarsità e la desiderabilità di alcuni prodotti che si costruisce lungo molti anni. L’altro elemento è la “moda”, l’arrivo improvviso di una nuova idea, solitamente lanciata dai media o da “esperti” che hanno magari anche interesse nel prodotto.
Evitare le insidie e capire il mercato.
L’approvvigionamento in questo mercato è frutto di competenza, studio, passione, informazioni privilegiate e rapporti che si costruiscono nel tempo e con pazienza. In generale questi sono mercati in cui è difficile entrare se non si conosce a sufficienza il settore e non si ha una grande passione.
Sono anche mercati molto lenti, con uno spazio limitato per i venditori e che funzionano molto bene su eBay e non è certo sicuro che l’apertura di un proprio spazio di vendita abbia lo stesso successo.
Solo prodotti per esperti ?
Su questo mercato contano molti valori ed una solida esperienza di base del prodotto.
- Larghezza ed ampiezza del catalogo.
- Dedizione assoluta alla qualità e all’assistenza del cliente.
- Buona conoscenza del prodotto per farsi riconoscere come esperto ed autorità del settore.
- Sufficiente conoscenza del mercato per separare le mode dai prodotti di lunga durata e di alto valore (vale per esempio per il mercato degli orologi)
Questo è un mercato difficile e duro, dove il rischio è naturalmente connesso al proprio livello di competenza. Se sei un venditore esperto ed un player importante riduci notevolmente il rischio.
La scelta è solo tua.
Qualunque cosa scegli, ragiona attentamente sui mercati ed il loro funzionamento. Fai una scelta oculata e tieni presente gli ultimi due consigli: tratta bene i clienti e non aver paura di cambiare se vedi che non funziona.
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venerdì 9 dicembre 2011
Le 6 regole d'oro per vendere su eBay Annunci
Con circa 3 milioni di visitatori unici mensili eBay Annunci è una realtà molto importante, con un grande e travolgente successo, che insidia da vicino il traffico su eBay Classico pari a circa 4,5 milioni di visitatori unici mensili. Per molte piccole attività, privati che vogliono vendere qualcosa di loro, il mercato degli annunci è il luogo principale in cui collocare le loro inserzioni. Inserzione gratuita, nessuna commissione finale, visibilità locale, sono degli elementi che interessano anche venditori professionali ed aziende che vogliono testare alcuni prodotti.
Ecco una serie di consigli per usare al meglio eBay annunci
1 – Metti sempre il tuo numero di telefonoE’ vero che puoi ricevere email e comunicare con queste. Ma se pensi ad eBay Annunci come ad un giornale locale di annunci, capirai che la funzione del telefono può essere molto utile per rendere facile la comunicazione al possibile acquirente.
2 – Preparati a ricevere offerte.
La gente ama a contrattare. Per questo motivo non essere troppo rigido con i tuoi prezzi di vendita e sii disponibile alla trattativa.
3 – Descrizione chiara e concisa.
Una chiara descrizione, concisa ed onesta, eviterà gli acquirenti delusi. Non dimenticare che sulla base della tua descrizione avviene la vendita.
4 – Devi essere flessibile con gli orari.
Gestire un negozio online, anche un negozio su eBay, permette di fissare alcune regole, come gli orari in cui rispondere alle email ed i giorni delle spedizioni. I compratori su eBay annunci possono essere diversi e cercano informazioni in altri orari: la sera ed il fine settimana possono essere dei buoni momenti. Se sei disponibile al contatto, puoi ottenere buoni risultati.
5 – Cancella l’annuncio non appena venduto il prodotto.
Ebay Annunci ti permette di listare i tuoi prodotti per 60 giorni, non ha un pannello di controllo come ebay Classico, è più semplice di gestione, permette vendite multiple, ma devi essere un po’ presente e controllare la situazione. Per mettere in vendita un prodotto su eBay annunci si impiegano due minuti, ma come ogni attività va seguita.
6 – Prevedi una consegna diretta se vendi cose ingombranti.
Calcola che la clientela che si avvicina a questo strumento è soprattutto locale. Accordati per la consegna, per il ritiro. Gestisci queste funzioni come delle opportunità per sviluppare contatti.
Ebay annunci non sostituisce il marketplace ed i negozi eBay, ma se ben usato ed integrato nella propria attività, è un ottimo strumento, molto valido ed efficace.
giovedì 8 dicembre 2011
La nuova tendeza dell'E-commerce si chiama F-commerce
Lo shopping sociale non è mai stato così popolare come lo è oggi, con moltissime aziende e consumatori che vogliono saltare sul carro e-commerce di Facebook.
In realtà, Facebook e-commerce è diventato così popolare che ha raccolto il proprio nome di “F-Commerce”.
Alcuni dati interessanti:
Più di 3,78 miliardi di dollari in valore di merce che è stato inserito nelle vetrine Facebook costruite nel 2010.
Nel 2010 Oltre 7.600.000 prodotti sono stati inviati su Facebook. Un aumento del 60% a partire dal 2009, in cui sono stati inviati 4,6 milioni di prodotti.
Nel 2010 ci sono stati circa 53.000 diverse categorie di prodotti e 28 industrie contabilizzate nelle vetrine Facebook.
Secondo lo studio l’abbigliamento è l’industria più popolare, con 62.106 prodotti inviati. Tuttavia, “casa e Giardino” è stato il top del settore in dollari, con 7.970 mila dollari.
Queste statistiche mettono in chiaro che F-Commerce è sicuramente un settore in piena espansione, ed è solo in crescita.
L’anno scorso, i commercianti al dettaglio hanno iniziato a capire l’importanza di saltare sul carro del social shopping. Dal 2008, quando sono state introdotte le Application Store, moltissimi commercianti si sono rivolti a web agency per essere aiutati a sfruttare l’enorme pubblico a loro disposizione su Facebook.
Per quelli di voi che non hanno familiarità con la spesa sociale, F-Commerce e negozi storefront Facebook, controllare l’immagine del negozio dove in sostanza, gli utenti sono in grado di navigare memorizzare gli elementi, come, condividere o aggiungerli alla loro lista dei desideri direttamente da Facebook. Se vogliono acquistare un oggetto, fanno clic e sono diretti ad acquistare sul sito o direttamente sulla pagina Facebook tramite PayPal o altri sistemi di pagamento.
Naturalmente sono grandi vetrine Facebook per le aziende, dà loro una presa supplementare perche i loro clienti diffondano la parola su prodotti che sono interessati ad acquistare. È grande per i consumatori. Se sto pensando di comprare qualcosa (diciamo, una bella giacca per il mio cane), posso spedire l’oggetto sulla mia lista dei desideri e condividerla con i miei amici di Facebook per chiedere loro che cosa pensano prima di decidere di fare il mio acquisto.
L’aspetto sociale di F-Commerce è certamente grande per tutti gli interessati.
Cosa ne pensi di F-Commerce e della crescita del commercio sociale?
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mercoledì 7 dicembre 2011
Amazon sbarca in Italia e mette radici
Amazon.com, Inc. (NASDAQ: AMZN) è una compagnia di commercio elettronico statunitense con sede a Seattle, nello stato di Washington. È stata tra le prime grandi compagnie a vendere merci su Internet ed una delle aziende simbolo della bolla speculativa riguardante Internet alla fine degli anni Novanta. Dopo che la bolla scoppiò Amazon affrontò un certo scetticismo nei confronti del suo modello di business ma il 2003 fu l'anno in cui raggiunse per la prima volta un guadagno su base annua. Amazon possiede anche Alexa Internet, A9.com, e Internet Movie Database (IMDb).
Fondata con il nome di Cadabra.com da Jeff Bezos nel 1994 e lanciata nel 1995, Amazon.com iniziò come libreria online, sebbene presto allargò la gamma dei prodotti venduti a DVD, CD musicali, software, videogiochi, prodotti elettronici, abbigliamento, mobilio, cibo, giocattoli e altro ancora. Amazon ha creato poi altri siti in Canada, Regno Unito, Germania, Austria, Francia, Italia, Spagna, Cina e Giappone e spedisce i suoi prodotti in tutto il mondo.
Il 18 novembre del 2010 è iniziata l'attività di Amazon in Italia. Il 1º febbraio 2011 Jeff Bezos, amministratore e fondatore di Amazon, ha annunciato che dall'apertura del sito in Italia vi sono stati 4 milioni di utenti unici e un volume di prodotti offerti di un milione. Nel 2011 Amazon ha aperto a Castel San Giovanni ( Emilia Romagna) il suo primo centro di distribuzione in Italia
Alcune curiosità:
- Il primo libro venduto da Amazon fu Fluid Concepts & Creative Analogies: Computer Models of the Fundamental Mechanisms of Thought di Douglas Hofstadter. Era il 15 luglio 1995.
- Nelle sottosezioni del sito di Amazon.com ci sono URL che sono riferimenti al Rio delle Amazzoni e al Brasile:
- obidos (il vecchio motore per il rendering di pagina) viene da Óbidos, il punto d'incontro di alcuni affluenti del Rio delle Amazzoni;
- várzea è la parola portoghese usata per definire una foresta allagata dopo un grande temporale;
- gp sta per Gurupa (il sistema di rendering di pagina che ha sostituito Obidos alla fine del 2006), una regione brasiliana vicino all'estuario del Rio delle Amazzoni.
- Bezos cambiò il nome della società da "cadabra.com" a "amazon.com" perché il primo assomigliava troppo alla parola "cadaver". E in più un nome che iniziasse per "A" era meglio perché sarebbe comparso ai primi posti di ogni lista in ordine alfabetico.
- Il vicepresidente di Amazon è un italiano: Diego Piacentini.
Lovendoperte Alessandria inaugurerà il suo nuovo store proprio su Amazon i primi dell'anno nuovo.
Vi terrò informati.
martedì 6 dicembre 2011
Nuove regole e nuove tariffe eBay
Come da tempo preannunciato, dal 9 settembre eBay Italia ha introdotto le nuove modifiche alle tariffe e alle regole di inserzione per gli oggetti in vendita.
L’elenco dei cambiamenti, visibile al seguente link:
Tariffe di eBay e fatture
evidenzia innanzi tutto la volontà di eBay di spostare la parte più significativa dei costi di vendita di un oggetto sulla piattaforma dalla tariffa d'inserzione iniziale alla commissione sul valore finale, così da rendere più onerose le aste per gli ebayers solo se l'oggetto viene effettivamente venduto.
Una motivazione indubbiamente di rilevo ma che, unita ad un’analisi delle altre modifiche al regolamento introdotte, non sembra incontrare il consenso della community, destando nella stessa non poche perplessità sotto innumerevoli punti di vista.
La critica che accomuna la maggior parte degli utenti, infatti, riguarderebbe proprio l’aumento consistente che hanno subito le tariffe, sia di inserzione che sul prezzo di vendita finale, nonché i costi delle opzioni aggiuntive per dare più visibilità e rilevanza agli oggetti.
Mutamenti significativi ci sarebbero per quei venditori professionali che hanno i loro negozi su eBay e che, probabilmente, dal commercio on-line traggono parti più o meno rilevanti dei loro guadagni. Proprio questi ultimi risulterebbero maggiormente svantaggiati dal ricarico sui costi di inserzione, sul prezzo di vendita finale, gestione dell’account e spese di spedizione, trovandosi così di fronte ad un bivio: mantenere gli stessi prezzi, a discapito di un ricavo ancor più esiguo, oppure far ricadere gli aumenti sul prezzo dell’oggetto, quindi sull’acquirente, con il rischio di essere meno competitivi rispetto agli altri?
Generalizzata è comunque la sensazione che tutto ciò probabilmente porterà comunque ad una diminuzione del numero di transazioni con conseguente danno per tutti: utenti e società.
Altro aspetto negativo denunciato sul forum del portale d’aste riguarda la modifica delle regole per le inserzioni “Compralo Subito” di 30 giorni o senza scadenza. I costi di queste inserzioni risultano essere notevolmente aumentati, quasi triplicati; inoltre le nuove regole stabiliscono l’impossibilità, per gli utenti che non hanno negozi su eBay, di poter utilizzare le inserzioni “Compralo Subito” della durata di 30 giorni e le inserzioni senza scadenza, pagando praticamente le tariffe ogni 10 gg. (come qualcuno rileva), con il “sospetto” -sottolineato in particolare da un ebayer- che a ciò sia sottesa la volontà di eBay di eliminare tutti “i piccoli che creano soltanto un dispendio di energie (fatturazione gestione account etc. ergo personale, ergo soldi in uscita)” e tenere “solo i grandi che garantiscono introiti consistenti con un piccolo sforzo amministrativo”.
La questione peraltro si intreccia con le nuove regole stabilite per i negozi registrati, in merito al mantenimento del loro status di “Plus” e “Premium”, laddove si enuncia che tra i criteri necessari per restare in tali categorie vi sia il “Mettere in vendita oggetti in inserzioni multiple in formato Compralo Subito di lunga durata”, quasi ad “imporre” la scelta dell’asta a 30 giorni, che risulta essere la più costosa per gli utenti ma la più redditizia per eBay.
Non solo. I titolari dei suddetti negozi avranno d’ora in poi inoltre la preoccupazione di dover mantenere una media di 4.4 di "star rating system" (la valutazione dettagliata con stelline per intenderci) per non essere degradati a negozio di rango inferiore. Con la consequenziale applicazione delle relative tariffe, più alte di quelle di un negozio di livello superiore. Sebbene da molti proprio questa media sia considerata eccessiva la cosa che più spaventa è il fatto che la stessa sarebbe rimessa al giudizio insindacabile degli acquirenti, i quali, come qualcuno insinua, da oggi “oltre che minacciare con il feed negativo possono minacciare anche con le stelline”.
Dulcis in fundo, il costo d’iscrizione dei nuovi negozi “Base” e “Plus” è aumentato e la cifra lievita se si considera la necessità per chi gestisce questi ultimi, insieme ai “Premium”, di dover collegare l’account ad un conto PayPal (con le ulteriori spese che esso comporta) e di doverlo accettare tra i metodi di pagamento utilizzati per gli oggetti a prezzo fisso, ossia i già esosi “Compralo Subito” citati in precedenza.
Se a ciò si aggiunge il “suggerimento” di offrire la spedizione gratuita per aumentare la rilevanza delle inserzioni multiple e C.S. (ulteriori costi ascritti ai venditori) il quadro è completo.
Che dire quindi?
In questa mobilitazione generale tra critiche, perplessità, dubbi e minacce da parte di alcuni iscritti di spostarsi entro breve su altri portali concorrenti, un dato parrebbe certo e ormai chiaro a tutti: sembrerebbe essere venuta meno forse l’essenza stessa di eBay, il motivo del suo strepitoso successo, l’essere “un posto dove potevi trovare di tutto, nuovo o usato, a prezzi più bassi che nei negozi”.
Che sia l’inizio del declino o l’alba di una ristrutturazione che ancor più successo darà al sistema delle aste solo il futuro potrà dircelo. Ai posteri l’ardua sentenza.
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lunedì 5 dicembre 2011
Aziende nell'era della turbolenza digitale
"L'economia sta entrando in una nuova epoca di normalità che ha un nome preciso: turbolenza, un ciclo economico caratterizzato non da una curva ma da una sequenza continua di scosse».
Così Philip Kotler, uno dei primi sei personaggi più influenti nel mondo del business, ha approcciato la numerosa platea presente al recente convegno “La pubblicità è servita”, organizzato al Mip-Politecnico di Milano.
E ha distillato le sue ricette, anticipando i contenuti dl suo ultimo libro ”Chaotics”, che in Italia e nelle librerie da settembre.
La questione posta sul tappeto dai promotori del convegno riguarda un tema che da almeno un decennio, più o meno dall'avvento di Internet e della globalizzazione, tiene sulla corda il sistema delle imprese: come affrontare i cambiamenti e le discontinuità per ricostruire nuovi paradigmi nelle diverse aree di attività. E non c'è dubbio che il marketing e la comunicazione abbiano i nervi più scoperti da questo punto di vista.
Secondo Philip Kotler, le ragioni della turbolenza vanno ricercate nella globalizzazione e nell'era digitale. La prima significa l’interconnessione stretta tra i mercati ed è la principale responsabile della riduzione del costo dei prodotti. L'era digitale ha invece come risultato un rafforzamento del potere del consumatore, che pone le imprese nella necessità non solo di essere trasparenti, ma di elevare la qualità dei propri prodotti, con la possibilità di coinvolgere i consumatori nella loro co-creazione. Dice Philip Kotler: «Le aziende devono aprirsi alle domande e alla discussione con i consumatori e, sebbene non si tratti di eliminare i vecchi strumenti di marketing come le promozioni, bisogna puntare di più sulla conversazione, perché i consumatori vogliono dire alle aziende come rendere migliori i prodotti».
Ma come affrontare la recessione e la turbolenza? Philip Kotler individua quattro diverse strategie in funzione del tipo di azienda.
Se è forte finanziariamente e sul mercato, acquisire i concorrenti deboli o i loro asset e accentuare le spese di marketing.
Se invece l'azienda è forte finanziariamente, ma debole sul mercato, la strategia dovrebbe orientarsi nel rafforzare il marketing e acquisire brand strategici.
Se al contrario è debole finanziariamente ma forte sul mercato, è necessario rinegoziare con i fornitori e migliorare i processi.
Infine, se l'azienda è debole in entrambi i settori…non ci sono speranze.
Ancora, secondo Philip Kotler sono tre i tipi di azioni che occorre considerare.
Primo, gestire il presente. «Bisogna decidere che cosa fare ora nell'emergenza della recessione, come ridurre prodotti, segmenti, clienti non profittevoli. Ma prima di fare ciò è necessario chiedersi quale sarà l'impatto di queste azioni nei successivi quattro anni».
Secondo, dimenticare selettivamente il passato, vale a dire lavorare su nuovi prodotti e cogliere le opportunità. Terzo, creare le condizioni per il futuro.
Certamente ci sono aggiustamenti di comportamento da parte dei consumatori, che si spostano, per esempio verso prodotti più economici, mettendo da un lato in difficoltà le grandi marche, ma offrendo peraltro più opportunità alle private labelo ai sub-brand dei grandi marchi. E contemporaneamente anche le aziende si trovano ad affrontare degli aggiustamenti: riduzione della produzione, taglio degli investimenti, sospensione dello sviluppo dei prodotti.
Ma il suggerimento di Philip Kotler è preciso: «non affrontate la turbolenza con panico, non tagliate del 20% tutti i costi indiscriminatamente, ma selezionate con cura le aree di intervento».
I casi di successo sono sotto gli occhi di tutti, come l'azione di razionalizzazione compiuta da P&G o McDonalds, che di fronte alle difficoltà hanno scelto la strada del continuo miglioramento come alternativa al continuo decadimento: locali rinnovati, innovazione nei menu, apertura alle lezioni provenienti dalle attività internazionali.
Per mettere a punto risposte strategiche, non tattiche, quindi, occorre monitorare i cambiamenti della volontà e dei valori dei consumatori, esaminare le debolezze dei concorrenti locali, decidere in quali mercati aumentare le proprie quote.
E per il marketing i compiti principali riguardano un inventario completo delle attività e dei costi di marketing, eliminare i segmenti non profittevoli e cancellare i prodotti basso vendenti e i distributori deboli, riposizionare i prezzi, spostarsi su un media mix più efficiente, compresi i social network, focalizzarsi di più sui clienti esistenti e meno sull'attrazione di nuovi clienti e costruire una forte relazione con quelli ad elevato potenziale.
Il budget essenziale di marketing dovrà essere rivolto a raggiungere i consumatori chiave, a cambiare le caratteristiche dei prodotti e a spiegare perché continuare ad acquistare i propri prodotti e per le promozioni, visto che ognuno è alla ricerca del buon affare. Così anche l'advertising continuerà a essere pagante, ma ad alcune condizioni: in presenza di un brand di valore, per il lancio di un sub-brand, per un’offerta particolarmente invitante, la presenza di un prodotto di dimostrato valore.
In sostanza, il messaggio di Kotler è indirizzato a dare delle chiavi di interpretazione per costruire sistemi sostenibili di business che aiutino ad affrontare la nuova normalità della turbolenza.
Il primo sistema è quello definito “early morning”: identificare i segnali deboli consentirà di conoscere le cose in anticipo. Mettere poi a punto la pianificazione di scenari: «È qualcosa di diverso dal business plan. Si tratta» dice Philip Kotler «dell'abilità a immaginare 2 o 3 scenari, esattamente come fanno i militari, per capire che cosa potrebbe accadere e con quali conseguenze sulla vostra attività». Infine, un budget flessibile che consenta di sapere quali costi tagliare del 20% improvvisamente in ciascun dipartimento dell'azienda e, al contrario, che cosa ciascun dipartimento potrebbe fare con il 20% di risorse in più.
E, citando il Dalai Lama, conclude: «I tempi facili sono un nemico, perché ci spingono a dormire. Le avversità sono nostro amico. Ci tengono svegli".
Ciao e buon business.
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